Cosa fare se il bambino non vuole stare nel passeggino?
Cosa fare se il bambino, ancora troppo piccolo, non ne vuole sapere di stare sul passeggino? È una situazione non inusuale in cui molte famiglie vengono spesso a trovarsi, finendo col vivere ogni passeggiata con il proprio figlio come un vero e proprio incubo. Il piccolo si dimena e fa i capricci, piange e chiede di essere preso in braccio o – se un po' più grande – di poter camminare da solo, ma è difficile che lo possa fare a lungo. Come comportarsi allora?
Il passeggino è un prodotto funzionale che nasce con lo scopo di semplificare la vita dei genitori, aiutandoli ad uscire per fare commissioni in condizioni di minore stress e anche cominciando a favorire il distacco fisico soprattutto fra mamme e neonati – a differenza, per esempio, dei prodotti di babywearing – e, quindi, un primissimo senso di indipendenza, naturalmente usando qualche importante accorgimento come la posizione fronte mamma che permette ai piccoli di sentirsi sempre rassicurati dal contatto visivo con mamma o papà.
Esempio di passeggino rivolto fronte mamma durante le passeggiate
Se però il bambino proprio non ama stare nel passeggino, la prima cosa da fare è capire il motivo, se è in qualche modo legato a una scomodità fisica – in questo caso è bene rivolgersi al pediatra – oppure a un semplice capriccio.
Non dimentichiamo, infatti, che il neonato, che è stato nella pancia della mamma per nove mesi ed è abituato a sentire costantemente il suo odore, potrebbe vivere il passeggino come un trauma. In questo caso, nonostante urla e proteste, è bene non arrendersi, dandogliela facilmente vinta, altrimenti penserà che quella sia una buona tecnica per ottenere sempre quello che vuole. Quindi, la ferma determinazione, sia pure sempre condita con la massima dolcezza, è da preferire.
È solo una questione di abitudine, per cui va gestita con qualche piccolo trucco. Allora, una buona soluzione – secondo diversi esperti – è quella di usare un cosiddetto “oggetto transizionale”, una copertina o un peluche che, anche a livello olfattivo, possa trasmettere al bambino l’odore rassicurante della madre o, comunque, dell’ambiente familiare anche durante le uscite. Una sorta di coperta di Linus, che il bambino abbandonerà quando sarà pronto ad affrontare il mondo sulle sue gambe.
Fin qui, abbiamo parlato del contatto visivo e di quello olfattivo, ma altrettanto importante è il contatto uditivo. Un altro fondamentale consiglio, se ci si trova davanti a un bimbo che non vuole stare nel passeggino, è parlargli costantemente, distrarre la sua attenzione mostrandogli alcune cose o posti, raccontargli una storia, cantare una canzoncina. Conta, insomma, che il piccolo ascolti costantemente la voce dei genitori.
Ci potrebbe, poi, essere anche un disagio dovuto magari al fastidio provocato dai raggi del sole. In questo caso, la soluzione è a portata di mano: installare un parasole per passeggino. E pronti per andare.
FOCUS - Passeggino: fino a che età usarlo
Il babywearing: l’alternativa al passeggino
Specie per i primissimi mesi, un'alternativa passeggino, ormai molto diffusa e nota, è il babywearing, cioè la pratica del portare “addosso” il bambino con adeguati supporti quali fasce, marsupi o Mei Tai. Si tratta di una soluzione che sta prendendo piede anche nelle famiglie italiane, sempre più aperte a sposare quella che è una vera e proprio cultura del portare, tanto diffusa nelle regioni del Sud del mondo, con radici molto antiche.
Fasce portabebé, marsupi e Mei Tai sono buoni alleati per consolidare il legame con il bimbo, specie se molto piccolo, perché anche durante le passeggiate sarà sempre a stretto contatto fisico con la mamma o con il papà, si sentirà al sicuro, e potrà sentire il battito cardiaco così familiare e rassicurante. E il portatore avrà maggiore possibilità di movimento grazie alle mani libere. Esistono molti supporti di babywearing in commercio, adatti alle varie esigenze di utilizzo e allo stile di vita dei genitori.
E se il bambino non vuole stare nell’ovetto?
Qui, ovviamente, la questione è molto più seria perché attiene alla sua stessa sicurezza in auto. Quindi, non si può assolutamente assecondare – salvo, sempre, non ci siano disagi di carattere fisico, per esempio il mal d’auto, in tal caso va sentito il pediatra – questo capriccio. In ogni caso, mai tenere in braccio i bambini neppure durante il più breve tragitto in auto perché, in caso di incidente, sarebbero in serio pericolo. Come comportarsi allora?
L'uso del seggiolino in auto è obbligatorio per legge fino ai 150 cm del bambino
Innanzitutto, se si tiene il seggiolino sul sedile posteriore, potrebbe essere un problema di mancanza di contatto visivo. In questo caso, si può optare – dopo aver disinserito l’airbag lato passeggero – per posizionare l’ovetto sul sedile anteriore, sempre, ovviamente, in senso contrario di marcia.
Un altro problema potrebbe essere, per esempio, che il piccolo sia a disagio perché porta vestiti troppo ingombranti. Su questo, bisogna tenere presente che – anche per una questione di maggiore sicurezza – è meglio togliere piumini o cappotti ingombranti quando il bambino è nell’ovetto. Cosa che potrebbe anche contribuire a farlo stare più comodo.
Se il problema è la noia, allora la soluzione è un giochino che possa intrattenerlo oppure l’interazione costante con lui, raccontandogli una storia o cantando una canzone. Se, infine, il disagio è causato da un fattore esterno, come per esempio i raggi del sole, la soluzione è semplice: dotarsi di una tendina parasole, magari di quelle colorate o stampate con i personaggi preferiti dai bambini. Si unisce, così, l’utile al dilettevole.