Per contribuire ad una crescita felice è importante che i genitori adottino comportamenti a supporto delle fasi evolutive psico-motorie, cognitive ed emozionali del bambino: è il Sesto Principio.
Cosa vogliono tutti i genitori per il proprio figlio? Che sia felice. Per questo è bene che sia loro che tutte le persone che “orbitano” attorno al bambino siano consapevoli delle corrette abitudini da adottare per facilitare i progressi motori, emotivi e sociali del piccolo.
Il Sesto Principio del Benessere spiega passo passo i comportamenti più efficaci per contribuire allo Sviluppo armonico del Bambino.
Thomas Berry Brazelton, pediatra e psichiatra infantile, sostiene che il “compito dei genitori è di non paragonare le caratteristiche del proprio neonato a quelle di qualche altro bambino, ma di osservare, di ascoltare e di assecondare lo stile di vita particolare del proprio figlio”. Questo assunto sottolinea quindi che nel complesso processo di sviluppo del bambino non esistono tappe e competenze precise in base all’età: i genitori, lasciandosi guidare dall’osservazione e dall’istinto, devono entrare in relazione con il proprio bambino imparando a conoscerlo e a capirlo sulla base delle sue caratteristiche e del suo temperamento.
Si crea così un modello unico di comunicazione tra neonato e genitore, costruito giorno per giorno, istante dopo istante, basato appunto sull’osservazione dell’andamento dei progressi motori, cognitivi ed emotivi del bambino. In questa osservazione i genitori devono sempre tenere a mente che a progressi si alternano fasi di regressioni o di disorganizzazione del tutto normali: ogni piccolo successo, come imparare a camminare, comporta infatti un grosso impegno che a volte si traduce in momenti di sfasamento e di confusione come ad esempio in un sonno poco continuativo.
Il sistema nervoso del bambino appena nato è già pronto per adattarsi all’ambiente con il quale entra in contatto; durante i nove mesi nella pancia della madre ha infatti avuto modo di plasmarsi su modelli evolutivi consolidati da millenni. Una volta nato può quindi iniziare a destreggiarsi nel mondo facendo affidamento su dei collegamenti del sistema nervoso che gli permettono di compiere dei movimenti involontari funzionali “alla sua sopravvivenza e al suo adattamento e, al tempo stesso, sono segnali del suo corretto sviluppo: sono i riflessi innati.”
Nelle prime ore di vita è il neonatologo che li verifica, successivamente sarà compito del pediatra controllare che funzionino correttamente durante la sua crescita e che vengano pian piano “rimpiazzati” dai movimenti volontari. I principali riflessi che devono essere presenti alla nascita, facilmente riconoscibili anche dai genitori, sono:
Al momento della nascita, il neo arrivato può già fare esperienza del mondo circostante attraverso i suoi 5 sensi; tra questi alcuni sono già del tutto attivi, mentre altri hanno bisogno di qualche mese per assolvere pienamente alla propria funzione.
Nel grembo materno è il primo senso che si sviluppa poiché attraverso esso il piccolo fa esperienza di quello che si trova attorno a lui e costruisce con questo un legame emotivo. Il tatto infatti è strettamente collegato con i “centri del cervello da cui hanno origine le emozioni e i meccanismi ancestrali della socialità”. Per questo motivo è fondamentale il contatto pelle a pelle con i genitori, la sensazione di familiarità contribuisce a far allentare i meccanismi di difesa e lo rende più calmo e sereno (ne avevamo già parlato nel Primo Principio del Benessere).
Anche l’udito come il tatto è sviluppato e già funzionante durante la gestazione. I suoni che arrivano dall’esterno, in primis le voci dei genitori, contribuiscono al relax del nascituro; a questi, una volta nato, si andranno ad aggiungere altri stimoli sonori che lo aiuteranno a sviluppare il senso dell’udito e quelle aree della corteccia cerebrale funzionale al linguaggio. Il Comitato Scientifico di Baby Wellness Foundation consiglia di effettuare un piccolo test per capire se il bambino ha un udito sano: si possono battere leggermente le mani in una direzione per attirare la sua attenzione, se il bambino si volta è tutto sotto controllo altrimenti è bene fare una visita più approfondita presso il pediatra di riferimento.
Sono due sensi che si attivano in parallelo durante la gravidanza e sono già molto acuti alla nascita. L’olfatto è strettamente correlato al gusto ma, cosa importante da sapere, anche con le emozioni; per questo ha un ruolo determinante per lo sviluppo psico-motorio del bambino. Non solo, ma anche per la costruzione di ricordi: ad uno specifico odore il piccolo associa delle esperienze che restano per sempre nella sua memoria.
Già durante la gestazione il bambino fa conoscenza dei sapori grazie al liquido amniotico; abbiamo già parlato dell’importanza dell’alimentazione durante la gravidanza, poiché una dieta sana, oltre a favorire la sua salute, permette di avviare uno svezzamento più vario e più valido, e i sapori vengono accettati con maggiore facilità.
Abbiamo capito che il piccolo appena nato, e anche quando è ancora nello stato fetale, ha a sua disposizione diversi sensi per conoscere e per crescere; tra questi la vista è il senso che ha bisogno di più tempo per raggiungere il pieno delle sue funzionalità. Solo verso l'ottavo mese di vita il sistema ottico si può dire completamente operativo perché, sebbene perfettamente funzionante già nelle prime settimane di vita, ha bisogno degli stimoli dell’ambiente esterno per attivarsi e maturare.
È fatto noto che, soprattutto nei primi mesi, bisogna evitare movimenti bruschi al bambino poichè non ha la forza muscolare necessaria per sostenere la testa ed è ancora privo di coordinamento motorio. Per questo motivo, quando è in braccio deve essere correttamente sostenuto onde evitare danni al cervello e alle retine. Sono diverse le tappe dello sviluppo motorio e, come sempre, ogni bambino ha il proprio personale percorso che non deve essere vissuto come una corsa alla tappa successiva; il consiglio per i genitori è di supportarlo nelle piccole conquiste e lasciargli tutta la possibilità di movimento così che che possa lui stesso in autonomia vivere la sua crescita motoria in base ai suoi tempi.
Le fasi di tale crescita, sono comunque state individuate dall’OMS e collocate in un’ampia finestra temporale durante la quale il bambino dovrebbe acquisire quella specifica qualità:
Anche in questo caso non esistono tempi precisi e limitati; l’acquisizione di nuovi termini, che porterà poi alla costruzione del linguaggio, è un processo prezioso e complesso che inizia con gesti non parole, per poi passare alla lallazione e via via verso traguardi sempre più articolati. Come sempre il compito dei genitori è di supportare il piccolo e di offrire i giusti stimoli. Come fare?
Innanzitutto c’è da dire che
il bambino deve “essere immerso in un bagno sonoro, non solo parole, ma discorsi, rumori, canti, risate”, ma tutto questo deve avvenire non in modo passivo, ascoltando senza interazione i dialoghi dei “grandi” o peggio di uno schermo.
Più intenso sarà il suo coinvolgimento, maggiori saranno le sue interazioni verbali con il mondo esterno e tanto più rapido sarà dunque il processo di apprendimento e di sviluppo del suo linguaggio. Ci sono molte altre strategie da poter adottare in tal senso, tutte spiegate chiaramente dal Comitato Scientifico di Baby Wellness Foundation.
Mai sentito parlare di “neuroni a specchio”? Sono i neuroni presenti nell’area del cervello riservata all’imitazione e all’empatia; ciò significa che rivolgersi al neonato o parlare al bambino che sta crescendo con certi toni, certe parole e certi comportamenti ha un impatto incredibile sulla sua parte emotiva e sulle sue competenze sociali. Basti pensare che i piccoli imparano a ridere per imitazione. È in questo modo che i genitori, ma anche altre figure di riferimento come i nonni o gli insegnanti, assumono il ruolo di guida in questo delicato ambito.
Fondamentale è trasmettere subito al bambino che le emozioni, tutte le emozioni, anche quelle “negative” come rabbia, frustrazione e paura, sono ammesse e non devono essere rinnegate o ridicolizzate. Quello che il piccolo deve imparare, attraverso la guida degli adulti, è la gestione delle emozioni, di modo che queste non diano luogo a reazioni distruttive per lui o per gli altri.
È un compito fondamentale: benché alcune emozioni principali siano innate e radicate nella struttura cerebrale, senza l’esempio e la guida di un adulto il bambino non è in grado di riconoscerle e gestirle da solo.”
L’adulto devo accogliere, rispondere ed interpretare le richieste del bambino con pazienza per far sì che si senta protetto e sicuro, in questo modo svilupperà quello che è definito un “attaccamento sicuro”; ciò lo porterà ad avere col tempo un miglior controllo delle emozioni, maggiore capacità di focalizzare l’attenzione e di socializzare. Se invece l’adulto guida si dimostra non disponibile, espone il bambino ad una “condizione di stress che interferisce con il funzionamento dell’ippocampo, la regione del cervello deputata al controllo delle emozioni, impara a non fidarsi degli adulti di riferimento e col tempo può stabilire con loro un attaccamento di tipo insicuro”.
Sempre in ambito dello sviluppo emotivo, spesso si parla della famosa ansia da abbandono, un’emozione ancestrale che sperimentano tutti i mammiferi e che negli umani si manifesta solitamente tra i 6 e i 12 mesi fino ai 3 anni, per poi ripresentarsi in particolari situazioni di stress del bambino, come l’inizio della scuola o l’arrivo di un fratellino. Anche in questa situazione la figura guida deve continuare a sostenere il bambino facendogli sentire tutto il suo amore e la sua vicinanza.
Perché è importante ridere, anche e soprattutto per i bambini? È stato ampiamente dimostrato che “la risata aumenta l’adrenalina e il flusso di ossigeno, rilascia le endorfine del benessere e accelera la frequenza cardiaca.” Tutto questo si traduce in una piacevole sensazione di calma e relax.
Secondo quanto scrive l’educatrice Mary Kay Morrison:
L’umorismo è un elemento essenziale per uno sviluppo cerebrale sano, tanto nei bambini quanto negli adulti, e rappresenta anche un valido meccanismo di difesa che aumenta la resilienza e aiuta nella gestione emotiva delle sfide quotidiane.
Nel 1989 il gioco è stato riconosciuto dall’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite come un diritto inviolabile ed insindacabile di ogni bambino sulla faccia della Terra. Questo importante traguardo ha posto l’accento sugli enormi benefici che il gioco ha sullo sviluppo cognitivo, sociale, fisico ed emotivo dei bambini e quanto concorra al loro wellness. Attraverso il gioco il bambino impara a relazionarsi col mondo (apprende infatti le prime forme di autocontrollo e di interazione sociale), a sperimentare ed elaborare attivamente la rappresentazione della realtà esterna e a conoscere sé stesso.
Nei primi anni non c’è alcuna distinzione tra gioco e apprendimento, tutte le attività ludiche fanno parte di un percorso, magari da fare insieme ai genitori, che aiuta a sviluppare diverse aree del cervello. Un’ultima cosa ci piace evidenziare; l’approccio al gioco tra maschi e femmine è differente per ragioni culturali e biologiche, ma questo non vuol dire che esistano giochi o giocattoli prettamente maschili o femminili.
Abbiamo spesso accennato alla socialità e alle interazioni del bambino con il mondo esterno; fondamentale in tal senso è la frequentazione di un nido e della scuola dell'infanzia che supporta lo sviluppo emotivo, cognitivo e, appunto, sociale del bambino e gli permette di far fronte ai primi ostacoli come la paura dell’abbandono. Una forma di stress, come già spiegato precedentemente, assolutamente normale da gestire serenamente e con la consapevolezza che il pianto disperato dei primi periodi è la manifestazione dell'attaccamento ai genitori e che di solito dura al massimo qualche settimana. Gli educatori vengono infatti in poco tempo riconosciuti dal bambino come figure di riferimento e riescono così ad instaurare una relazione serena basata sulla collaborazione e la fiducia.
Un ulteriore elemento che contribuisce al wellness del bambino è l’interazione con gli animali. Ormai da tempo sono stati riconosciuti i benefici della Pet Therapy in ambito di riabilitazione fisica e psicologica di alcune patologie e, in linea più generale, tutte le implicazioni positive del rapportarsi con un animale.
L’interazione con un animale, qualsiasi esso sia, permette ai bambini di strutturare il senso di autostima ed autoefficacia, rispettare l’altro e le sue esigenze e indurre sensazioni di wellness stimolando l’ossitocina.
Anche un neonato, con le opportune precauzioni ed indagini preventive sul comportamento dell’animale, può interagire con esso e trarre tutti i vantaggi che questo a livello umorale comporta.
Tutti questi argomenti sono trattati in maniera dettagliata nel Sesto Principio del Benessere sul sito ufficiale di Baby Wellness Foundation alla pagina dedicata:
https://babywellnessfoundation.org/lo-sviluppo-armonico-del-bambino/
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