Quali sono i bisogni del neonato? Come rispondere alle sue esigenze? Il Quinto Principio del Benessere è fatto di coccole, attenzioni e tanti piccoli gesti per la sua cura quotidiana.
Dal bagnetto alla cura delle unghie, dall’igiene personale a quella della casa, tutto deve essere pronto ad accogliere una nuova vita. Ma non parliamo solo di gesti e azioni pratiche, parliamo anche di attenzioni, coccole e abbracci che possano rispondere prontamente alle sue esigenze. Insieme al bambino, nasce così un sistema di cure e attenzioni amorevoli che gli serviranno per crescere sereno e per vivere, insieme ai genitori, in un ambiente votato al wellness.
Vediamo nel dettaglio tutti i consigli utili per la cura del bambino.
L’arrivo di un bambino è una delle più dolci rivoluzioni che possano stravolgere l’esistenza di un adulto o di una coppia: c’è una nuova vita da accogliere, da riempire di attenzioni e da custodire con la massima cura.
Prendersi cura di un neonato non vuol dire solo preoccuparsi del suo sonno, dell’alimentazione e della sua salute, ma significa preparare un ambiente accogliente e sereno all’interno della famiglia in cui possa sentirsi protetto e sicuro.
Significa mettere in atto non solo grandi gesti come preparare la sua cameretta o acquistare un sistema modulare, ma anche e soprattutto compiere quotidianamente piccoli gesti di protezione, creare un mondo affettivo e di relazione con lui sin dai primissimi momenti. Coccole, contatto pelle a pelle con mamma e papà sono le prime importantissime cure che non possono e non devono mancare al piccolino. Il passaggio dalla vita intrauterina a quella extrauterina è infatti delicatissimo e avviene dapprima in un ambiente protetto e rassicurante come il reparto di neonatologia e successivamente a casa.
Il personale del reparto di maternità in genere guida i genitori alla conoscenza del bambino e a svolgere le prime delicate operazioni come il cambio del pannolino, la medicazione del cordone ombelicale, l’allattamento.
Una volta tornati a casa, però, arriva il momento di fare da soli e arriva anche il momento di non farsi influenzare da consigli o fonti esterne che possono interferire con la propria intimità e nuocere al rapporto con il bambino.
Ecco allora una serie di consigli utili sulle più comuni best pratices basate sulle evidenze scientifiche e maturate dall’esperienza pluriennale della comunità professionale.
La funzione di cordone ombelicale è di permettere lo scambio di sangue tra la madre e il feto durante la gravidanza. Dopo il parto, avendo portato a compimento il suo compito di trasportare il sangue dalla placenta al nascituro e viceversa, il cordone ombelicale viene chiuso con una pinza e reciso. Ne rimane un pezzetto, un moncone di due o tre centimetri, attaccato all’ombelico del neonato e stretto da una sorta di molletta di plastica. Generalmente il moncone ombelicale si mummifica e cade spontaneamente nel giro di 7-14 giorni lasciando la “cicatrice ombelicale“, ossia l’ombelico. Quando viene reciso e quando si stacca, il neonato non avverte alcun dolore poiché il moncone è privo di terminazioni nervose. L’eventuale presenza di sangue incrostato vicino al moncone o la lieve fuoriuscita di sangue al momento della caduta è da considerarsi normale e non deve preoccupare.
Fino a pochi decenni fa si riteneva che fosse necessario disinfettarlo ad ogni cambio di pannolino o applicare pomate antibiotiche per prevenire il rischio di infezioni.
Studi recenti hanno dimostrato che sia preferibile lasciare il moncone obelicale esposto all’aria, pulirlo solo con acqua e asciugarlo in caso di contatto con il pannolino sporco.
Solo se tarda a staccarsi più di tre settimane è opportuno rivolgersi al pediatra per un controllo. Il pediatra va avvertito inoltre qualora l’ombelico dovesse apparire arrossato, gonfio o produrre del pus.
L’igiene del neonato passa in primo luogo dall’igiene della pelle, organo fondamentale nella protezione dalle infezioni, nel mantenimento della temperatura corporea e nella perdita di liquidi in eccesso.
La pelle dei bambini è di gran lunga più delicata di quella degli adulti perché più sottile, meno elastica e più permeabile, quindi più soggetta a irritazioni specie perché a contatto prolungato con urina e feci. È anche più suscettibile ai danni provocati dai raggi ultravioletti del sole e i saponi che rimuovono la sua naturale patina di grassi la rendono più secca e vulnerabile alle irritazioni.
Per la sua protezione, l’ideale sarebbe non utilizzare detergenti, ma considerando la proliferazione di batteri e funghi specie nell’area del pannolino, sicuramente la maggior parte dei genitori non potrà farne a meno.
Meglio scegliere un detergente studiato appositamente per la cute dei neonati, capace di rispettarne il film idrolipidico e, contemporaneamente, di svolgere un’azione emolliente e idratante. Deve essere privo di alcol e parabeni, meglio syndet, cioè un sapone non sapone, con tensioattivi a pH leggermente acido perché la pelle dei piccoli è acida e i saponi comuni, alcalini, possono alterare la composizione della sua flora batterica, aumentando il rischio di infezioni e infiammazioni.
Su tutto il corpo, dopo la pulizia, si può applicare un olio naturale o un prodotto emolliente specifico per i più piccoli.
Il talco, un tempo considerato prodotto d’eccellenza per l’igiene dei bambini, si è rivelato di recente pericoloso per la loro salute, perché può essere inalato provocando disturbi respiratori.
Comunemente sconsigliato, infine, il bagnetto prima del distacco del moncone ombelicale, ma diversi studi hanno dimostrato che anche in questa fase il bagnetto per immersione non è controindicato a patto di asciugare con cura il moncone dopo la pulizia.
Per i neonati il bagnetto è un vero e proprio rituale di wellness, un’occasione di rilassamento e di piacere che richiama le sensazioni di calore provate nel liquido amniotico del pancione. Fondamentali le coccole rassicuranti di mamma e papà, in quello che è un momento di esplorazione per il bambino, che piano piano inizia a prendere confidenza con il suo corpo.
Non tutti i bambini però si sentono a proprio agio nell’acqua, soprattutto nelle prime settimane: se capita che piangono o si irrigidiscono, magari è perché hanno freddo o avvertono un po’ di insicurezza da parte di chi li sostiene. Dunque, per mettere tutti a proprio agio, occorre essere preparati ed organizzati, ma soprattutto essere ben disposti e rilassati.
In commercio esistono varie soluzioni per il bagnetto: mobili cassettiera con piano fasciatoio imbottito e ribaltabile al cui interno si trova la vaschetta; vaschetta da posizionare su un supporto a scelta tra vasca da bagno o sul piatto doccia; accessori/sostegni anche galleggianti che permettono di utilizzare direttamente la vasca da bagno; vaschette verticali, a forma di secchiello, che consentono al bambino di stare in una posizione alquanto familiare, ma che non permettono un facile accesso a tutte le parti del suo corpo; vaschette pieghevoli o gonfiabili indicate per i viaggi.
Una volta scelto dove fare il bagnetto, occorre prepararsi al come farlo.
Ecco alcuni consigli per un buon bagnetto:
- illuminazione non troppo forte
- temperatura esterna di almeno 22 gradi
- temperatura dell’acqua piacevolmente calda, intorno ai 37 gradi
- occorrente a portata di mano (detergente, spugna, giochini e accappatoio)
- preparare dolcemente il bimbo al contatto con l’acqua con parole dolci e un contatto visivo sorridente
- avere una presa sicura e rilassata
- reggere sempre testa e collo del bambino per evitare scivoloni
- mantenere movimenti lenti e accorti
- avvolgere subito il bimbo appena uscito dall’acqua
- asciugarlo delicatamente sul fasciatoio.
Preferibilmente il bagnetto andrebbe fatto la sera per favorire l’addormentamento, e 1-2 volte a settimana. Fare il bagnetto al neonato tutti i giorni non è necessario e si corre il rischio di disidratare la sua pelle. Quando inizierà a gattonare e mangiare le pappe si potrà optare per un bagnetto quotidiano che preservi la sua igiene.
Alcuni bambini nascono con tanti capelli, altri con una leggera peluria: la regola generale vale anche in questo caso, non tutti i bimbi sono uguali.
Tutti i bimbi, però perdono i capelli in modo copioso nella zona nucale, per via della cosiddetta alopecia occipitale che non dipende dalla frizione della testa sul cuscino, come erroneamente si crede, ma dal fatto che il ciclo dei peli della regione occipitale è ritardato rispetto a quello della regione fronto-parieto-temporale, che avviene in utero, prima della nascita. Nulla di cui preoccuparsi, quindi, basta mantenere pulito il cuoio capelluto per incoraggiare la crescita dei capelli.
Lavare la testa del neonato è importante, anche per favorire la diminuzione della secrezione di sebo responsabile della crosta lattea.
Ecco alcuni consigli utili per lavare la testa dei neonati:
- non utilizzare detergenti almeno fino ai 4 mesi
- usare solo acqua tiepida e una spugna morbida
- compiere movimenti leggeri e lenti
- tamponare le zone molli in modo delicato
- asciugare la testa tamponando con panno morbido
- non utilizzare il phon prima dei 4 mesi
- dopo i 4 mesi introdurre detergente specifico e phon a bassa temperatura.
Tagliare le unghiette del neonato è uno dei tanti momenti di delicate attenzioni che mamma e papà riservano al pargoletto.
Le unghie crescono in fretta, circa 0,1 mm al giorno ed è molto facile che il piccolo si possa graffiare accidentalmente. Da sconsigliare l’uso delle muffole (guantini), perché la scienza ha dimostrato che il tatto è un senso fondamentale sin dai primi momenti di vita del bambino, specie nella sua ricerca di contatto con la mamma.
Meglio imparare quindi a tagliare le unghie del neonato, utilizzando nelle prime settimane apposite limette di cartone, poi tagliaunghie o forbici a punta arrotondata, opportunamente disinfettati.
È importante accorciare le unghie delle mani ogni settimana e quelle dei piedini che crescono più lentamente, una o due volte al mese. Il momento più indicato è dopo il bagnetto, quando il bambino è rilassato e le unghiette sono più morbide.
Finito il taglio, si può massaggiare delicatamente le manine e i piedini del bimbo con olio di mandorle, per trasformare anche questa esperienza in un momento di coccole e wellness.
L’igiene del bambino nei primi mesi passa soprattutto dall’igiene dell’area del pannolino, che è quella da pulire con più attenzione.
Per il benessere e la salute del bambino, gli esperti raccomandano di cambiare il pannolino appena sporco.
Urina e feci sono alcaline e possono provocare irritazioni alla pelle e grande fastidio al bambino, che avrà piacere invece a sentirsi sempre asciutto e pulito.
Ecco le raccomandazioni degli esperti per il cambio del pannolino:
- accertarsi di avere tutto l’occorrente a disposizione, per non distrarsi durante il cambio
- lavare l’area del pannolino con acqua corrente tiepida, almeno una volta al giorno
- asciugare con panno morbido
- evitare il contatto delle feci con i genitali
- in mancanza di acqua, utilizzare salviettine detergenti prive di profumi e alcool
- nelle femminucce, pulire eventuali secrezioni genitali con acqua corrente
- nei maschietti, non abbassare il prepuzio per non provocare lesioni dolorose
- dopo la pulizia, lasciare il piccolo nudo e asciutto a contatto con l’aria per qualche minuto
- in presenza di irritazioni, applicare una pomata all’ossido di zinco.
Il cambio del pannolino rappresenta un momento di intimità tra bimbo e genitori, fatto di carezze, sorrisi, scoperte. Un altro gesto quotidiano, che può essere occasione per quel benessere tanto importante per il nuovo arrivato.
Preparare il corredino del bambino è uno dei momenti più eccitanti, specie per la mamma. Non bisogna però lasciarsi prendere la mano e optare per la praticità e il comfort più che per l’estetica.
Ecco alcuni consigli utili per vestire il neonato:
- evitare bottoni, ganci, lacci o scomode cuciture
- preferire tessuti realizzati in fibre naturali come lino e cotone
- preferire tutine, body e pagliaccetti facili da abbottonare e aprire al momento del cambio con bottoncini automatici
- per i primi giorni, utilizzare cappellino e calzine specie in ospedale
- adeguare l’abbigliamento del bambino alla stagione, vestendolo come vi vestireste voi in base alla temperatura
- preferire abbigliamento a strati per alleggerire o coprire il bimbo all’occorrenza.
Negli ultimi anni si è molto diffusa la pratica del massaggio infantile, fin dai primissimi giorni di vita. Si tratta di un momento di grande wellness per il piccolo, durante il quale mamma e papà possono trasmettere affetto e sicurezza, ricordando al piccolino sensazioni ed emozioni provate nei nove mesi dell’attesa.
Attraverso la pelle e il tono muscolare il neonato riesce a comprendere i codici del linguaggio tattile e a percepire sentimenti e sensazioni di chi si prende cura di lui. Tramite il continuo scambio di messaggi corporei si rafforza il bonding e i genitori imparano a conoscere e interpretare le necessità del proprio bambino.
La dottoressa americana Vimala McClure, grande esperta in materia, suddivide i benefici del massaggio infantile in 4 grandi aree:
È possibile massaggiare il bambino fin dai primi giorni di vita, con gradualità e delicatezza. Occorre fare molta attenzione, non solo ai movimenti di contatto, ma anche all’ambiente da creare, al luogo prescelto (divano, letto o pavimento) e soprattutto alla disponibilità del piccolo ad essere massaggiato. Se compie movimenti lenti e guarda l’adulto in viso, significa che è un buon momento per massaggiarlo; se invece volta la testa dalla parte opposta, si irrigidisce al tocco e diventa inquieto, meglio rimandare.
Gli occhi del bimbo appena nato sono molto delicati ed è importante dedicare loro una giusta routine di pulizia. Al mattino, è possibile che sia presente un residuo di muco, che si può rimuovere con acqua tiepida, oppure con una garzina sterile imbevuta di soluzione fisiologica. In presenza di secrezioni più abbondanti, è opportuno consultare il pediatra, perché potrebbe trattarsi di congiuntivite.
Le orecchie, invece, possono tranquillamente essere bagnate durante il bagnetto, ma non vanno lavate se non nella parte più esterna. Sarà sufficiente risciacquarle e asciugarle delicatamente con un asciugamano morbido. Quando il bambino sarà più grande, nell’asciugare i capelli, si potrà dirigere con molta cautela il calore del phon anche nel condotto così da fare evaporare l’umidità residua. Sconsigliato invece l’utilizzo dei bastoncini di cotone, che possono provocare lesioni al canale uditivo.
Per il nasino, poi, si raccomanda la massima igiene perché nei primi mesi il bambino è un respiratore nasale obbligato, cioè respira solo dal naso e non dalla bocca, che primariamente gli serve per attaccarsi al seno e mangiare. Per tenere sempre pulito il nasino del bambino bisogna rimuovere il muco che si è formato utilizzando lavaggi nasali appositamente studiati per età neonatale ed infantile. Importante anche curare la qualità dell’aria, evitando di tenere i termosifoni accesi al massimo, appoggiando su ognuno un piccolo contenitore d’acqua che faccia da umidificatore o un panno bagnato. Il grado di umidità ideale in casa è del 50%.
Tutti sappiamo quanto sia importante il primo vagito del neonato: se il bimbo appena nato piange, vuol dire che sta bene. E in effetti, il pianto è uno dei segnali che viene valutato per calcolare l’indice di Apgar, il punteggio attribuito ai parametri vitali del bambino nei primi 5 minuti della sua vita. Se piange, significa che respira bene e che ha i riflessi pronti.
Una delle prime grandi sfide dei genitori è proprio imparare a capire il pianto del bambino, che di fatto è la sua principale forma di comunicazione per richiamare l’attenzione di chi si prende cura di lui.
È necessario però darsi del tempo per conoscersi reciprocamente: può servire anche qualche settimana per iniziare a entrare in sintonia con il piccolo e capire cosa vuole comunicare con il pianto.
Non è importante far smettere di piangere il bambino, ma capire perché sta piangendo e riuscire a rispondere alla sua richiesta. Meglio evitare allora di tappargli la bocca con il ciuccio o con il seno: così non solo si rischia di non riuscire a consolarlo, ma di certo si finisce per non rispondere alla sua reale esigenza. Meglio prenderlo in braccio, fargli capire che si è lì con lui e osservarlo per provare a scoprire le ragioni della sua irrequietezza.
Il pianto richiede sempre una risposta: ignorarlo, per non “viziarlo”, è controproducente. Perché è vero che alla lunga il piccolo smette di piangere e impara a consolarsi da solo, ma con il rischio di diventare un bambino poco comunicativo e un adulto insicuro.
Alcune forme di pianto sono molto particolari e distinguibili chiaramente. Vediamole isieme.
Il benessere del bambino, oltre alle cure e alle attenzioni a lui dedicate, dipende anche dall’ambiente che lo circonda. Fare degli adattamenti nell’organizzazione della casa, nell’arredamento e nella distribuzione degli spazi è importante proprio per prendersi cura al meglio del nuovo arrivato.
Strada facendo e secondo l’indole del bambino, i genitori potranno predisporre al meglio gli ambienti domestici, avendo cura di prevenire tutte le situazioni di pericolo legate alla presenza di scale, sportelli, spigoli, oggetti contundenti, prese elettriche e tutto quanto possa interagire direttamente con il bambino. Crescendo, aumenterà la sua curiosità e proverà ad arrampicarsi, ad esplorare, portare tutto alla bocca per conoscere quanti più oggetti possibile, infilare le dita ovunque e rotolarsi sul pavimento.
La sorveglianza dell’adulto dovrà essere costante ma non asfissiante: è importante infatti prevenire i pericoli ma al contempo incoraggiare l’indipendenza dei bambini cosicché, con il tempo, il bambino possa sviluppare la capacità di riconoscere i rischi autonomamente e acquisire fiducia in sé stesso.
Il sistema immunitario del bambino deve allenarsi a riconoscere i suoi nemici: germi, virus e batteri. Per questo, non c’è bisogno di stressarsi con pulizie domestiche eccessive e votate alla sterilizzazione.
I bambini non devono vivere in un ambiente sterile: i pediatri lo ripetono ormai da anni.
Detto questo, non bisogna però dimenticare che i bambini sono più delicati e più soggetti a contrarre infezioni e allergie. Come regolarsi, allora?
Ecco alcune regole e consigli pratici per l’igiene in casa in presenza di un neonato:
- pulire il pavimento e passare l’aspirapolvere 2-3 volte a settimana
- pulire qualche volta in più in presenza di cani o gatti
- non utilizzare detergenti aggressivi, meglio se atossici e biologici e in quantità moderate
- ridurre al mimino la presenza di tappeti e tende
- se presenti, lavare tappeti e tende frequentemente ad alte temperature
- lavare i vestitini con un detergente neutro, ipoallergenico oppure un sapone specifico per la pelle dei neonati, privo di fosfati
- lavare regolarmente i giocattoli (peluche in lavatrice, altri giochi con sapone neutro, oppure acqua e bicarbonato)
- togliere le scarpe prima di prima di entrare in casa per evitare che il bambino venga a contatto con lo sporco calpestato.
La Società Italiana di Medicina Ambientale ha stilato un elenco di raccomandazioni per garantire le condizioni climatiche ottimali dell’ambiente domestico.
Ecco le raccomandazioni di S.I.M.A. per preservare la qualità dell’aria in casa:
- evitare temperature e umidità elevate
- aerare gli ambienti più volte durante la giornata, almeno 2-3 volte al giorno per 5 minuti. Se l’inquinamento esterno è elevato, si può fare anche una sola volta al giorno, evitando gli orari in cui il traffico è elevato.
- aspirare sempre i fumi della cucina con cappa/ventola e aerare il locale dopo aver cucinato
- fare una manutenzione periodica degli impianti di condizionamento e prevedere la sostituzione dei filtri
- rimuovere muffe e condense sulle pareti, tamponando con candeggina
- prevedere sistemi di abbattimento degli inquinanti in caso di combustione di legna o di biomasse
- non fumare: gli inquinanti chimici del fumo rimangono su pareti, oggetti, arredi, tende e tappezzerie
- limitare l’uso di candele, soprattutto profumate, e bastoncini d’incenso
- fare attenzione alle piante come il filodendro o il pothos, che possono aiutare a combattere i veleni indoor, ma di notte rilasciano anidride carbonica. Evitare le comuni Stelle di Natale, perché contengono un lattice urticante e tossico.
L’orecchio è uno degli organi più potenti del corpo umano: da esso deriva più dell’80% della stimolazione ricevuta dal cervello. Entra in funzione sin dal quarto mese e mezzo di gravidanza e inizia a interagire anche con il sistema nervoso centrale.
La capacità uditiva del neonato è quasi uguale a quella dell’adulto, mentre la sua soglia di reazione al rumore è piuttosto bassa: se sconosciuto, basta un minimo suono per farlo sussultare.
Secondo l’American Academy of Pediatrics, nei primi mesi di vita del bambino, il livello del rumore non dovrebbe superare i 45 decibel.
Occorre pertanto fare molta attenzione agli stimoli sonori, e non superare questa soglia per non infastidire il bambino e provocargli addirittura dei danni. Ad esempio, la lavastoviglie produce in media dai 45 ai 60 decibel, l’aspirapolvere può raggiungere anche i 70-80 decibel. Attenzione anche ai giochi sonori, che a volte superano la soglia consigliata.
Abituarsi ai rumori domestici fa parte del processo di sviluppo del bambino, per cui non bisogna isolarlo o silenziare troppo l’ambiente. Il buon senso aiuterà a trovare la giusta condizione… E ogni tanto, ben venga anche il silenzio, utile a scoprire i rumori della natura, ad esempio o semplicemente i rumori di sottofondo.
In presenza di un bambino molto piccolo, l’ambiente circostante deve essere confortevole e accogliente, così anche la temperatura fa la sua parte. L'organismo del neonato non ha ancora sviluppato i meccanismi di termoregolazione, quindi è bene evitare episodi di surriscaldamento o esposizione eccessiva ad alte temperature. Con caldo e umidità in eccesso, il bambino potrebbe manifestare irrequietezza e potrebbe, nei casi peggiore, disidratarsi.
Ben venga l’uso di climatizzatori o di deumidificatori per rinfrescare l’ambiente, ma occorre non esporre il bambino direttamente al flusso di aria fresca prodotta dagli apparecchi. I filtri di cui è dotato il condizionatore inoltre consentono di ridurre l’esposizione dei soggetti allergici ai pollini.
Attenzione però, non bisogna esagerare: lo scopo del climatizzatore è quello di ridurre il calore e l‘umidità, non di fare freddo. È inoltre fondamentale assicurarsi che i filtri degli impianti siano regolarmente puliti e manutentati poiché, come è noto, possono essere incubatori di pericolosi accumuli batterici.
I bambini dimostrano di saper distinguere i colori degli oggetti solo a partire dai 4-5 mesi. Nel percorso di crescita, è importante che questa capacità si sviluppi nel momento in cui iniziano a gattonare, per distinguere meglio potenziali pericoli. Proporre loro giocattoli, sonagli e giostrine dai colori brillanti, invitarli a giocarci, è un utile esercizio che stimola lo sviluppo della vista e al tempo stesso desta la loro curiosità e attiva il loro interesse. Al contrario, per la cameretta, il verde chiaro, il giallo e il celeste sono perfetti perché aiutano a rilassarsi.
Ma qual è il rapporto tra i bambini e i colori? Molto dipende dalle esperienze personali e dalla cultura. Una bimba di 5 anni può odiare il giallo perché le hanno detto che “i vestiti gialli le stanno male”; un bambino di 6 può amare il nero perché pratica il judo e “vuole la cintura nera”. Continua però a rimanere marcata la preferenza per i colori chiari e brillanti e la loro associazione con sentimenti positivi, di energia e benessere.
Solo col tempo, i bambini inizieranno a esprimere le loro preferenze personali sui colori, e collegheranno le loro preferenze all’abitudine e alle esperienze positive. Ecco perché spesso accade che proprio il colore scelto per gli arredi della cameretta diventi nel corso degli anni il colore preferito.
Infine, l’associazione dell’azzurro ai maschietti e del rosa alle femminucce è solo una convenzione culturale, che può essere o meno condivisa dai genitori, ma priva di fondamenti biologici o particolari significati. Anzi, pochi secoli fa era consuetudine vestire i maschi di rosa, colore che richiamava il rosso associato al coraggio e alle abilità militari, e le femmine di azzurro, per analogia con il velo della Madonna nelle rappresentazioni sacre.
La massiccia presenza di dispositivi elettronici come smartphone, smart TV, smartwatch e tablet e l’esposizione che ne deriva alle onde elettromagnetiche è oggetto di un dibattito ancora molto aperto in ambito scientifico. Gli esperti hanno posizioni non ancora allineate in merito.
Secondo alcuni, esporre i bambini alle radiazioni continue delle onde wifi potrebbe essere dannoso: i loro tessuti cerebrali sono più ‘assorbenti’, i loro crani più sottili e la loro dimensione relativa più piccola è più sensibile alle radiazioni.
L’Istituto Superiore della Sanità, afferma invece che “non ci sono evidenze scientifiche di danni alla salute causati da campi elettromagnetici a radiofrequenza generati dai sistemi WiFi(...).” Sulla stessa linea, anche l’approfondimento dell’OMS del 2006 sulle Stazioni radio base e tecnologie wirless.
L’agenzia Britannica “Health Protection Agency” sostiene poi che "i segnali radio emessi dai dispositivi hanno una potenza molto bassa." Sedere vicino a un dispositivo Wi-Fi per un anno equivarrebbe, secondo i loro studi, a ricevere la stessa dose di onde radio di una chiamata di 20 minuti al telefonino.
In attesa di ulteriori approfondimenti e ricerche in questo ambito, la Baby Wellness Foundation consiglia di seguire alcune raccomandazioni:
- evitare di esporre i bambini, specie se molto piccoli, a fonti di radiazione in modo prolungato (telefoni, tablet, computer, router, ripetitori di segnale che utilizzino la tecnologia wi-fi)
- spegnere i ripetitori di segnale (router) della rete internet domestica e altri devices prima di andare a dormire
- non interagire con alcun apparecchio elettronico durante l’allattamento.
Il freddo sembra essere sempre un nemico dei bimbi (o meglio, dei genitori!): ma è davvero così?
Gli esperti riconoscono i benefici dell’aria aperta che aiuta lo sviluppo della curiosità e la propensione all’esplorazione; inoltre l’esposizione alla luce del sole favorisce la sintesi della vitamina D, importantissima per la crescita e la calcificazione delle ossa, e sincronizza i loro orari interni con il ciclo del giorno e della notte, giova all’umore, invita al gioco e al movimento e contribuisce ad un abbassamento delle probabilità di contrarre infezioni respiratorie, che tendono a circolare nei luoghi chiusi e affollati.
Ma allora perché molti genitori sono dubbiosi sulle uscite in pieno inverno con un bambino, o "peggio", con un neonato? A questi genitori va detto che la loro preoccupazione, legittima sotto certi aspetti, può tranquillamente essere sciolta con degli accorgimenti pratici che riguardano soprattutto il vestiario del piccolo.
L’abbigliamento migliore è senza dubbio “a cipolla” che consente di aggiungere o togliere un indumento a seconda delle necessità (da privilegiare sempre le fibre naturali come il cotone che fa respirare la pelle e trattiene il calore).
In linea generale sono 4 gli strati per vestire un neonato d’inverno:
Il consiglio basilare è comunque quello di non vestire il piccolo troppo tempo prima di uscire per non rischiare che l’organismo del bimbo si surriscaldi, e quindi si raffreddi troppo nel momento in cui si è all’aperto. Altro consiglio pratico è quello di prediligere la tarda mattinata o il primo pomeriggio per uscire con un neonato, e di utilizzare i comodi accessori del passeggino (come il parapioggia o il coprigambe) per proteggere il più possibile il piccolo senza togliergli il piacere della passeggiata.
Per approfondire ulteriormente il tema della cura del neonato e delle attenzioni amorevoli e i suoi confronti, vi rimandiamo alla pagina del Quinto Principio del Benessere sul sito ufficiale di Baby Wellness Foundation:
https://babywellnessfoundation.org/cura-e-attenzioni-amorevoli/
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