Il Primo Principio del Benessere è focalizzato sulle best practices da seguire per favorire una serena gestazione e dare così maggiori chances di benessere al bambino.
Nei 9 mesi che precedono la nascita, i neogenitori sono ricchi di tante emozioni e domande, ma anche di cose da fare. A volte chiedere il supporto di esperti per saperne il più possibile dell'avventura iniziata, può servire per aumentare la serenità dei genitori, ed anche del bambino.
Il Primo Principio del Benessere si focalizza proprio su tutte quelle attività da intraprendere e le nozioni da acquisire già durante la gravidanza, così da agevolare la creazione di un ambiente favorevole alla crescita del bambino quando verrà alla luce. È stato infatti dimostrato che una gravidanza serena, unita ad uno stile di vita sano e rilassato, sono le basi favorevoli per agevolare uno sano sviluppo psico-fisico del bambino.
A questo punto è corretto parlare di un vero e proprio percorso che inizia molto prima della sua nascita e che si compone di 14 step.
Vediamoli in sintesi.
Il periodo di attesa crea già un genitore, ed in particolare una mamma; con questo intendiamo dire che durante i mesi di gestazione i tanti pensieri sul bambino, su come sarà, sulle emozioni che si vivranno, creano già un legame con il piccolo ancora immerso nel liquido amniotico. Diversi studiosi parlano infatti di bonding prenatale, un legame con il nascituro che si crea sull’ascolto dei movimenti fetali e sull’immaginazione ed il dialogo con il piccolo attraverso il tatto e le posizioni del corpo.
É un percorso, in parte cosciente, in parte inconscio, attraverso cui bimbo e genitori si collegano in una relazione intima; in particolare la creazione di questo legame tra madre e bambino, come sostenuto anche dallo psicoanalista inglese Donald Winnicott, favorisce l’attaccamento tra il piccolo e i suoi genitori anche dopo la nascita e riduce il rischio di depressione post partum per la neo mamma. Da qui l’importanza, sia per mamma che figlio, di creare una relazione di qualità con il bambino sin dalla gravidanza.
Bonding prenatale
Un legame con il nascituro che si crea già durante i mesi di gestazione: favorisce l’attaccamento tra il piccolo e i suoi genitori anche dopo la nascita e riduce il rischio di depressione post partum per la neo mamma.
É noto che la salute della mamma influenza lo stato del bambino; ma se fino ad adesso questo si riferiva esclusivamente ad un aspetto fisiologico, oggi molta più attenzione viene posta anche a quello psicologico.
La salute del bimbo passa infatti non solo da ciò che la mamma mangia, beve, inala o assorbe, ma anche dalla sua condizione mentale. Alti livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, hanno ripercussioni anche sul nascituro e sul suo futuro sviluppo cognitivo e fisico, poiché predispongono a malattie metaboliche come il diabete e l’ipertensione e anche a patologie caratterizzate da uno stato di infiammazione cronica. Fondamentale in tal senso è intraprendere per la mamma delle attività volte ad incrementare frequenti stati di rilassamento e, insieme al partner, di mettere in pratica dei comportamenti atti a rafforzare il bonding prenatale.
È ampiamente dimostrato con evidenza scientifica che “lo sviluppo fisico e neurologico, il metabolismo, la predisposizione o la resistenza a questa o a quella malattia sono determinati o fortemente condizionati da quello che succede nei nove mesi dell’attesa”.
Nei 9 mesi di gestazione, con le sue scelte, la mamma determina in buona parte lo stato psico-fisico del suo bambino, e lo fa attraverso le sue abitudini che devono essere focalizzate sul benessere, la salute e la sicurezza del nascituro. Fortunatamente oggi sono a disposizione di tutte le future mamme preziose informazioni basate su evidenza scientifica che le aiutano a compiere le giuste scelte di vita che per porre le basi del wellbeing futuro del proprio bambino.
Quando è bene iniziare con le giuste scelte di vita e delle sane abitudini? Da subito, anzi, anche da prima. Gli studiosi affermano infatti che lo stile di vita della futura mamma durante l’attesa, e addirittura in epoca preconcezionale, influisce sull’attivazione dei geni che stanno dirigendo lo sviluppo del nascituro, programmando di fatto il suo metabolismo. La nutrigenomica, la scienza che studia il legame tra nutrizione e DNA, ha evidenziato che il patrimonio genetico è sensibile agli stili di vita, in particolare alla dieta.
Il bambino nato da una mamma che si alimenta male, che conduce una vita sedentaria, che fuma e consuma alcolici è predisposto all’obesità, al diabete, all’ipercolesterolemia, alle malattie croniche infiammatorie.
Un cambio di rotta in queste condizioni è dunque auspicabile, e anzi necessario per un sano sviluppo del bambino; la madre deve dunque impegnarsi ad adottare una dieta sana, fare attività fisica e ridurre l’esposizione a sostanze dannose.
In un’epoca di fake news, le informazioni con basi scientifiche sono preziosissime per consentire alle future mamme di “fare scelte informate sulla base dei loro bisogni e delle loro preferenze e dopo averne parlato con i professionisti che le assistono”, come afferma l’Istituto Superiore di Sanità nelle “Linee guida per l’assistenza alla gravidanza fisiologica”.
Le mamme che si rivolgono agli esperti qualificati e ricevono quindi un’adeguata informazione, diventano reali protagoniste della propria gestazione e, dati alla mano, fanno ricorso con minor frequenza al parto cesareo, avviano con maggiore rapidità l'allattamento al seno ed hanno minore probabilità di portare i loro bimbi in ospedale per qualunque ragione nel corso del primo anno di vita.
Uno step fondamentale nel percorso di costruzione del benessere è il programma degli esami. È importante che questi esami vengano affrontati con la giusta dose di serenità e che vengano eseguiti effettivamente solo quelli necessari; a volte farne in più genera solo stress e ansia nei genitori, e abbiamo visto quanto ciò influisca negativamente anche sullo sviluppo del bambino. Salvo casi particolari, il Ministero della Salute Italiano raccomanda pochi esami, ora vedremo quali, e dei controlli periodici presso ginecologi, per verificare che tutto proceda per il meglio.
Gli esami raccomandati per i 9 mesi di gestazione sono importanti per valutare l’andamento della gravidanza, le condizioni di salute della futura mamma, la crescita e il wellness del nascituro; ecco quelli raccomandati in Italia:
E poi ci sono le ecografie, due in particolare:
Restando in tema di esami, ecco che sempre maggiori genitori ricorrono alla diagnosi prenatale per sapere se il proprio bimbo ha delle variazioni genetiche; le più “vecchie” sono la villocentesi e l’amniocentesi, due esami invasivi che fino a qualche tempo fa il Servizio Sanitario Pubblico offriva a tutte le gestanti con un’età uguale o maggiore di 35 anni. Sempre come diagnosi prenatale, un altro esame raccomandato è il cosiddetto bitest (un’analisi del sangue che misura la concentrazione di due specifiche proteine) che in combinazione con l’ecografia dello spessore della nuca fetale offre una prima stima del rischio che il feto abbia il trisomia 21, la sindrome di Down, trisomia 18, la sindrome di Edwards o trisomia 13, la sindrome di Patau.
Negli ultimi tempi si sono molto diffusi anche degli altri esami, sempre sulla sequenza genetica, più o meno invasivi; screening non offerti dal SSN perché ritenuti di scarsa utilità per diverse ragioni, in primis perché non forniscono un risultato certo, ma solo una stima del rischio di probabili anomalie genetiche.
Per preservare il benessere di mamma e nascituro è possibile richiedere 5 mesi di congedo dal lavoro, a meno che questo non sia incompatibile con la gestazione o che la stessa gravidanza sia “a rischio” e quindi i mesi sono superiori.
Attualmente la futura mamma, entro il settimo mese di gravidanza, deve comunicare al datore di lavoro e all’Inps (o all’Ente previdenziale di pertinenza), la “formula” scelta per il proprio congedo di maternità; ad oggi esistono infatti 3 possibilità:
La scelta è assolutamente soggettiva e personale e dipende esclusivamente dal wellness della mamma che deve ascoltare le proprie emozioni e necessità.
E poi ci sono loro, pressoché immancabili in tutte le gestazioni di tutte le epoche di tutto il mondo: le nausee! Comunemente chiamata “nausea mattutina”, in realtà può persistere per tutto il giorno; di solito questi disturbi si verificano nel primo trimestre, quando il corpo della madre sta iniziando ad adattarsi alla nuova incredibile condizione. A meno che non siano accompagnate da vomito e perdurino anche dopo il primo trimestre, le nausee non comportano alcun rischio né per la gestante né per il nascituro e possono essere gestite facendo attenzione alle abitudini alimentari e comportamentali.
“La promozione della salute deve produrre competenze e consapevolezza.” Questo è ciò che afferma in un rapporto l’Istituto Superiore di Sanità sul “percorso nascita”, ovvero il corso pre-parto popolarmente detto. Molto utili per i futuri genitori, questi corsi di accompagnamento alla nascita forniscono le principali indicazioni, soprattutto pratiche, per la gestione del bebè e favoriscono i momenti di condivisione e di confronto nella coppia.
Dal 2017 sono compresi tra le prestazioni di salute che devono essere erogate gratuitamente in tutta Italia nell’ambito dei Livelli Essenziali di Assistenza, ma attualmente non tutte le Regioni si sono attrezzate per offrirli in modo sistematico. In questo caso si può optare per un corso a pagamento organizzato da associazioni di ostetriche libere professioniste, studi medici privati e altre organizzazioni.
Come per tutti gli altri aspetti che riguardano la salute riproduttiva e la gravidanza, anche sul luogo e le modalità dell’assistenza al parto spetta alla donna fare una scelta informata e consapevole, sulla base dei suoi bisogni e delle sue preferenze
Compito, e diritto della mamma, è quindi quello di informarsi per tempo sulle diverse opzioni disponibili, oggi più che mai in grado di incontrare le esigenze più svariate.
In breve, quando il parto si presenta fisiologico, le possibilità sono:
In presenza di fattori di rischio è invece necessaria la presenza del ginecologo e, ovviamente, la scelta del luogo deve ricadere su un ospedale, magari anche dotato dell’Unità Operativa di Terapia Intensiva Neonatale e di uno staff medico assortito, in grado di far fronte ad eventuali complicazioni. In diversi ospedali, infine, è prevista l’analgesia farmacologica durante il travaglio e il parto, cosa invece non possibile nelle altre opzioni.
Dapprima messi da parte, ora i papà vengono considerati parte integrante e fondamentale anche della gestazione e del parto; sono infatti ormai scientificamente riconosciuti gli effetti positivi di una presenza rasserenante del partner sulla gestante e sulla riuscita del parto. Il ruolo del futuro papà, in questa fase, non può che essere quello di infondere calma e fiducia nella partoriente, adeguandosi con intelligenza anche ai suoi improvvisi e giustificati cambi di umore.
Si chiama tecnicamente “breast crawl”, e indica l’intercendere a tentoni verso il seno materno che ogni neonato è portato a fare per istinto appena viene appoggiato sul corpo della madre: un’arrampicata in pieno stile guidata dal tatto, dal profumo e dal gusto. Avviene con questo meccanismo innato la prima poppata, auspicabilmente nella prima mezz’ora dopo la nascita, nella quale il piccolo è sveglio e attivo e risponde ed è quindi più ricettivo.
L’avvio precoce all'allattamento, come riconosciuto anche dall’OMS, ha molteplici effetti positivi per lo sviluppo del bambino e anche per la madre, in primis consente un contatto pelle a pelle tra i due. Questa pratica del contatto pelle a pelle, chiamata Kangaroo Mother Care, stabilizza la temperatura corporea del piccolo e favorisce il trasferimento della flora batterica materna al suo organismo prima che i microbi nocivi colonizzino le sue mucose. Nei prematuri poi aiuta molto nella regolarizzazione della frequenza cardiaca, nell’ottimizzazione dell’ossigenazione e riduce il rischio di ipoglicemia. Alcune ricerche hanno evidenziato che la Kangaroo Mother Care riduce il rischio di mortalità del 36%, protegge il bambino dal rischio di infezioni anche molto serie, come la sepsi, e favorisce la buona riuscita dell’allattamento al seno.
Ma i benefici sono anche per la madre; infatti l'attaccamento precoce aumenta il livello di ossitocina che favorisce la contrazione dell’utero, l’espulsione della placenta e un rapido arresto della perdita di sangue. E poi, è ormai risaputo, che i primi istanti di contatto sono fondamentali nella creazione di un legame tra mamma e neonato, un modo magico e naturale per agevolare lo sviluppo sereno ed equilibrato del piccolo nei mesi e negli anni futuri.
L’ultimo step nella creazione di uno stato di benessere del bambino riguarda la salute della mamma. Abbiamo già capito quanto madre e figlio siano interconnessi l’uno all'altro; per questo è fondamentale che anche la madre goda di ottima salute. In questo caso parliamo di equilibrio psicologico, ovvero della depressione post partum (da non confondere con il cosiddetto baby blues, caratterizzato da una fisiologica stanchezza e instabilità emotiva che di solito si risolve spontaneamente entro 10-15 giorni).
La vera e propria depressione post partum può comparire anche a distanza di mesi dalla nascita, persiste in media per 3-6 mesi e, nel 25-30%, dei casi un anno o più. Tra i sintomi più comuni ci sono ansia, tristezza, abbattimento, paura di fare del male al bambino e preoccupazione immotivata per la sua salute, disturbi del sonno, perdita dell’appetito, senso di colpa e di inadeguatezza. La depressione post-partum deve essere affrontata su diversi fronti quando si manifesta, ma può anche essere prevenuta: basta fare attenzione ai campanelli di allarme lanciati, anche inconsciamente, dalla futura madre che lasciano presagire un senso di disagio, smarrimento e conflittualità. Agire in maniera efficace e tempestiva è fondamentale per lo sviluppo affettivo e cognitivo del bambino.
Questi dunque i primi, fondamentali step da seguire nell’avventura della vita; per approfondirli ulteriormente potete consultare sul sito ufficiale di Baby Wellness Foundation la pagina dedicata al Primo Principio del Benessere:
https://babywellnessfoundation.org/il-suo-benessere-comincia-molto-prima-della-nascita/
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